IL 55° COMPLEANNO DI URANIA
GLI EDITORIALI DI GIUSEPPE LIPPI

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Il "mito" di Urania
Come c'era da aspettarsi, la pubblicazione del primo articolo di questa serie dedicata al cinquantacinquesimo anniversario di "Urania" ha riattizzato nei lettori vecchie e nuove curiosità, che si sono tradotte in una lunga serie di domande. Essendo "Urania" un po' un mito nel suo genere, i collezionisti non hanno esitato a porre quesiti ai limiti del feticismo, ma in fondo è giusto che sia così. Approfitteremo di questa seconda parte per rispondere, per quanto sta in noi, ai tormentoni dei nostri lettori più affezionati, avvertendo tutti gli altri che questa piccola metafisica della più famosa collana di fantascienza non pretende di esaurire l'argomento, ma solo di offrire uno spunto per nuove riflessioni e dibattiti.

Vanitas vanitatum

Cominciamo dalle questioni riguardanti la veste grafica della collana. La prima domanda che ci è stata sparata è la seguente: Che fine ha fatto il progetto di una nuova veste per Urania?

Risposta: Il progetto esiste ed è anche in buone mani: il nuovo editor della divisione edicola, Sergio Altieri, tiene molto all'aspetto di "Urania". I grafici hanno studiato più di una proposta, ma per il momento si tratta di attendere il momento più propizio, visto che a giudizio del marketing e della direzione editoriale non si tratta di una priorità immediata. Quindi, pazientate e seguiteci con immutato affetto; quando verrà stabilito che l'operazione possa decollare, ve ne informeremo tempestivamente su questo sito.

D.: Perché sono state abbandonate le due colonne?

R.: Questa scelta, vecchia ormai di undici anni, si lega alla complessiva trasformazione di "Urania" da fascicolo a libro tascabile: un cambiamento avvenuto nel lontano 1996. L'editore voleva lanciare "Urania", "Il giallo" e le collane sorelle in libreria, dove un fascicolo con il testo impostato su due colonne non sarebbe potuto andare. Così fu deciso di adottare la veste dei "Miti" - la celebre collezione di successi per il mercato di massa - con la conseguenza di perdere il formato quadrotto, le due colonne, il cerchio bordato di rosso in copertina e altre caratteristiche di una veste ormai abbondantemente invecchiata (nella sua ultima incarnazione era stata ideata nel 1967, ma l'impaginazione a due colonne risaliva addirittura al 1952!)

D.: Le copertine plastificate si rovinano subito, come ovviare a questo inconveniente?
R.: Lo scopo della plastificazione dovrebbe essere esattamente l'opposto, proteggere il volume e farlo durare. Forse le nostre lo sono troppo poco, e questa potrebbe essere una causa del problema. Tuttavia, ho qualche dubbio sul fatto che un vero e proprio processo di plastificazione venga adottato nel caso di "Urania": mi informerò presso i tecnici, ma probabilmente si tratta solo di carta lucida o leggermente trattata. Non capisco, invece, di quale rovina parlino i lettori. La cosa più probabile è che la carta si "arricci", ma questo potrebbe dipendere dal suo peso (tecnicamente: grammatura).

D.: Copertine di fantasy: quelle blu della vecchia serie erano più adatte al genere fantasy. Perché non tornare al vecchio?

R.: Perché questo è il nocciolo del problema, ragazzi miei. In editoria raramente si torna al vecchio: in genere si preferisce sperimentare il nuovo. Nel caso della fantasy, in passato si desiderava distinguere nettamente quei volumi dalla serie regolare, mentre oggi si pensa che la cosa migliore sia renderli simili. Pur con le dovute differenze nell'illustrazione e nei titoli.

D.:Il formato dei fantasy e dei supplementi cambia troppo spesso, perché?

R.: Il formato cambia a volte per ragioni di foliazione. Vale a dire, se un libro è troppo lungo può essere conveniente dotarlo di una "gabbia" più ampia, che assorba più battute. Ma ci sembra che da diverso tempo tutti i supplementi siano rientrati nel formato mass market…

Kyrie eleison

D.: Perché il fantasy non ha uscite regolari e ravvicinate?

R.: In sostanza, noi pubblichiamo da sei a otto supplementi l'anno che devono essere divisi in tre categorie: fantascienza, fantasy e horror. Può capitare che in un determinato anno uno dei tre generi soffra a scapito di un altro, ma è solo questione di tempo: l'anno dopo si rifarà sicuramente. L'idea di dedicare una linea continua e più ravvicinata alla sola fantasy è tuttavia stimolante e la metteremo allo studio.

D.: Con che criterio si scelgono le opere pubblicate sui supplementi di "Urania"? Perché non riservare questa collana ad esordienti italiani?

R.: Le opere destinate ai supplementi sono quelle che hanno foliazione maggiore e stenterebbero a rientrare in "Urania" normale: questo, ovviamente, per quanto riguarda la fantascienza pura. Le altre devono essere buoni titoli rappresentativi dei generi affini, essenzialmente fantasy e horror. Trasformare i supplementi in una collezione riservata agli esordienti? Forse non avrebbero la forza di trainare una collezione periodica, e inoltre ci impedirebbero di trovare lo spazio per il fantastico e l'orrore che attualmente ci preme occupare. Per gli italiani avremmo avuto un'altra idea, che nel regno di fantasyland (appunto!) si chiama "Urania doppia". Lì… ma è davvero troppo presto per parlarne. Riaggiorniamoci!

D.: Avremo collane o mini collane per autore?
R.: Non che si sappia, no. Almeno per il momento.
D.: Insieme al premio "Urania" per romanzi si avrà un premio per racconti, anche a tema?
R.: Qualche volta se n'è parlato, ma solo a livello accademico. Mentre per il romanzo un mercato c'è, per il racconto un po' meno: tuttavia, come avrete visto, abbiamo appena inaugurato una nuova sezione di "Urania" dedicata proprio ai racconti italiani

D.: Le grandi saghe avranno cadenza annuale o si può sperare in uscite più ravvicinate?
R.: Abbiamo già varato quest'estate Le grandi saghe fantasy con un grosso volume di George R.R. Martin. Se le cose andranno come speriamo, faremo un secondo Grandi saghe in inverno, diciamo per Natale.

D.: Per Le grandi saghe un cofanetto sarebbe più agevole da maneggiare, oppure una rilegatura più "robusta": si può fare?

R.: Per il momento no. Avevamo pensato anche noi all'ipotesi cofanetto, ma ragioni di costi e spedizioni (imballaggio delle copie, ecc.) hanno indotto il nostro marketing a optare per la soluzione che avete visto. E poi, anche a voi lettori un cofanetto o una brossura più "robusta", come dite, verrebbe a costare non poco in più.

D.: Invece di dividere in due i romanzi corposi come è stato fatto ad es. per Risen! perché non fare un unico volume magari con un ritocco del prezzo?

R.: Voi non ci crederete, ma Risen! è stato pubblicato in America come due romanzi distinti e separati, a distanza di qualche tempo. Per l'edizione italiana abbiamo abbreviato al massimo l'intervallo tra i due capitoli della serie.

D.: Perché la numerazione di fantasy e speciali è così strana?

R.: Questo dovreste chiederlo agli dei della programmazione editoriale e a… Ernesto Vegetti! E' uno specialista della materia e penso che qualcosa saprebbe rispondervi.

D.: Perché non esiste l'abbonamento a speciali e fantasy?

R.: Perché il loro numero potrebbe variare nel corso dell'anno: erano sei l'anno scorso, quest'anno sono di più e nel 2008 dovrebbero essere addirittura 8-9. Certo si potrebbe pensare all'opportunità di fare un abbonamento per un numero prefissato di volumi, a prescindere dalla loro cadenza annuale.

Numeri
D.: Nei piani editoriali come sono ripartiti inediti, ristampe, autori anglosassoni, autori italiani e gli "altri"?

R.: Ovviamente non c'è una rigida suddivisione, non esistono quote. Il 90% degli autori sono pur sempre anglosassoni e inediti, con un 10% diviso tra italiani, ripescaggi di titoli non inediti e gli "altri". Ma nel prossimo futuro quel 10% è destinato ad aumentare: forse anche in modo spettacolare. Avremo sicuramente più italiani, ma anche più francesi, europei, ecc.

D.: Quante copie si stampano di "Urania", "U. collezione", supplementi fantasy e speciali? Quanta è la  resa?

R.: Grosso modo, di "Urania" e "Urania collezione" si stampano intorno alle 15.000/16.000 copie mensili a testata, per venderne più della metà. Ma teniate presente che questi sono dati ufficiosi, non ufficiali, e si basano su stime che possono cambiare da un mese all'altro per le più varie ragioni. La tiratura è stabilita dalla diffusione, non dalla redazione; una "resa" fisiologica si aggira intorno al 50% delle copie. Per le altre collane, la tiratura varia a seconda della "forza" del titolo. Un'ottima tiratura è quella del "Millemondi" estivo, che è tra i volumi più venduti dell'anno.

D.: Che fine fa l'invenduto se nessuno lo richiede come arretrato? Si trovano copie nuove da magazzino degli anni Settanta e Ottanta svendute in edicola…

R.: La casa editrice si serve di propri canali per ridistribuire le copie non andate al macero: quello della rivendita nelle edicole di stazione o altri punti strategici è solo un esempio.

D.: Come si fa a sapere da quale numero è possibile ordinare gli arretrati?

R.: In genere, gli arretrati si possono ordinare fino a un paio d'anni addietro, al massimo tre. Per farlo occorre specificare collana, titolo e soprattutto numero. Senza il numero non si ottiene niente!

E per questa volta, chiudiamo qui. Nella prossima puntata niente domande ma nuove considerazioni su "Urania", "I romanzi di Urania", Giorgio Monicelli, Alberto Mondadori, La storia di Urania a cura di Luigi Cozzi e quant'altro.
Non perdetela!

Giuseppe Lippi










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