Il "mito" di Urania
Come c'era da aspettarsi, la
pubblicazione del primo articolo di questa serie dedicata al
cinquantacinquesimo anniversario di "Urania" ha riattizzato nei
lettori vecchie e nuove curiosità, che si sono tradotte in una lunga serie di
domande. Essendo "Urania" un po' un mito nel suo genere, i
collezionisti non hanno esitato a porre quesiti ai limiti del feticismo, ma in
fondo è giusto che sia così. Approfitteremo di questa seconda parte per
rispondere, per quanto sta in noi, ai tormentoni dei nostri lettori più
affezionati, avvertendo tutti gli altri che questa piccola metafisica della più
famosa collana di fantascienza non pretende di esaurire l'argomento, ma solo di
offrire uno spunto per nuove riflessioni e dibattiti.
Vanitas vanitatum
Cominciamo dalle
questioni riguardanti la veste grafica della collana. La prima domanda che ci è
stata sparata è la seguente: Che fine ha fatto il progetto di una nuova veste
per Urania?
Risposta: Il
progetto esiste ed è anche in buone mani: il nuovo editor della divisione
edicola, Sergio Altieri, tiene molto all'aspetto di "Urania". I
grafici hanno studiato più di una proposta, ma per il momento si tratta di
attendere il momento più propizio, visto che a giudizio del marketing e della
direzione editoriale non si tratta di una priorità immediata. Quindi,
pazientate e seguiteci con immutato affetto; quando verrà stabilito che
l'operazione possa decollare, ve ne informeremo tempestivamente su questo sito.
D.: Perché sono state abbandonate
le due colonne?
R.: Questa scelta, vecchia ormai di undici anni, si lega alla
complessiva trasformazione di "Urania" da fascicolo a libro
tascabile: un cambiamento avvenuto nel lontano 1996. L'editore voleva lanciare
"Urania", "Il giallo" e le collane sorelle in libreria,
dove un fascicolo con il testo impostato su due colonne non sarebbe potuto
andare. Così fu deciso di adottare la veste dei "Miti" - la celebre
collezione di successi per il mercato di massa - con la conseguenza di perdere
il formato quadrotto, le due colonne, il cerchio bordato di rosso in copertina
e altre caratteristiche di una veste ormai abbondantemente invecchiata (nella
sua ultima incarnazione era stata ideata nel 1967, ma l'impaginazione a due
colonne risaliva addirittura al 1952!)
D.: Le copertine
plastificate si rovinano subito, come ovviare a questo inconveniente?
R.: Lo scopo della plastificazione dovrebbe essere esattamente l'opposto,
proteggere il volume e farlo durare. Forse le nostre lo sono troppo poco, e
questa potrebbe essere una causa del problema. Tuttavia, ho qualche dubbio sul
fatto che un vero e proprio processo di plastificazione venga adottato nel caso
di "Urania": mi informerò presso i tecnici, ma probabilmente si
tratta solo di carta lucida o leggermente trattata. Non capisco, invece, di
quale rovina parlino i lettori. La cosa più probabile è che la carta si
"arricci", ma questo potrebbe dipendere dal suo peso (tecnicamente:
grammatura).
D.: Copertine di fantasy: quelle
blu della vecchia serie erano più adatte al genere fantasy. Perché non tornare
al vecchio?
R.: Perché
questo è il nocciolo del problema, ragazzi miei. In editoria raramente si torna
al vecchio: in genere si preferisce sperimentare il nuovo. Nel caso della
fantasy, in passato si desiderava distinguere nettamente quei volumi dalla
serie regolare, mentre oggi si pensa che la cosa migliore sia renderli simili.
Pur con le dovute differenze nell'illustrazione e nei titoli.
D.:Il formato dei fantasy e dei
supplementi cambia troppo spesso, perché?
R.: Il formato cambia a volte per ragioni di foliazione. Vale a dire, se
un libro è troppo lungo può essere conveniente dotarlo di una
"gabbia" più ampia, che assorba più battute. Ma ci sembra che da
diverso tempo tutti i supplementi siano rientrati nel formato mass market…
Kyrie eleison
D.: Perché il fantasy non ha uscite
regolari e ravvicinate?
R.: In sostanza,
noi pubblichiamo da sei a otto supplementi l'anno che devono essere divisi in
tre categorie: fantascienza, fantasy e horror. Può capitare che in un
determinato anno uno dei tre generi soffra a scapito di un altro, ma è solo
questione di tempo: l'anno dopo si rifarà sicuramente. L'idea di dedicare una
linea continua e più ravvicinata alla sola fantasy è tuttavia stimolante e la
metteremo allo studio.
D.: Con che criterio si scelgono le
opere pubblicate sui supplementi di "Urania"? Perché non riservare
questa collana ad esordienti italiani?
R.: Le opere
destinate ai supplementi sono quelle che hanno foliazione maggiore e
stenterebbero a rientrare in "Urania" normale: questo, ovviamente,
per quanto riguarda la fantascienza pura. Le altre devono essere buoni titoli
rappresentativi dei generi affini, essenzialmente fantasy e horror. Trasformare
i supplementi in una collezione riservata agli esordienti? Forse non avrebbero
la forza di trainare una collezione periodica, e inoltre ci impedirebbero di
trovare lo spazio per il fantastico e l'orrore che attualmente ci preme
occupare. Per gli italiani avremmo avuto un'altra idea, che nel regno di
fantasyland (appunto!) si chiama "Urania doppia". Lì… ma è davvero
troppo presto per parlarne. Riaggiorniamoci!
D.: Avremo collane o mini collane per autore?
R.: Non che si sappia, no. Almeno per il momento.
D.: Insieme al premio "Urania" per
romanzi si avrà un premio per racconti, anche a tema?
R.: Qualche volta se n'è parlato, ma solo a livello accademico. Mentre per il
romanzo un mercato c'è, per il racconto un po' meno: tuttavia, come avrete
visto, abbiamo appena inaugurato una nuova sezione di "Urania"
dedicata proprio ai racconti italiani
D.: Le grandi
saghe avranno cadenza annuale o si può sperare in uscite più ravvicinate?
R.: Abbiamo già varato quest'estate Le grandi saghe fantasy con un grosso
volume di George R.R. Martin. Se le cose andranno come speriamo, faremo un
secondo Grandi saghe in inverno, diciamo per Natale.
D.: Per Le grandi saghe un cofanetto sarebbe più agevole da maneggiare, oppure
una rilegatura più "robusta": si può fare?
R.: Per il
momento no. Avevamo pensato anche noi all'ipotesi cofanetto, ma ragioni di
costi e spedizioni (imballaggio delle copie, ecc.) hanno indotto il nostro
marketing a optare per la soluzione che avete visto. E poi, anche a voi lettori
un cofanetto o una brossura più "robusta", come dite, verrebbe a
costare non poco in più.
D.: Invece di dividere in due i romanzi corposi come è stato fatto ad es. per
Risen! perché non fare un unico volume magari con un ritocco del prezzo?
R.: Voi non ci
crederete, ma Risen! è stato pubblicato in America come due romanzi distinti e
separati, a distanza di qualche tempo. Per l'edizione italiana abbiamo
abbreviato al massimo l'intervallo tra i due capitoli della serie.
D.: Perché la numerazione di fantasy e speciali è così strana?
R.: Questo
dovreste chiederlo agli dei della programmazione editoriale e a… Ernesto
Vegetti! E' uno specialista della materia e penso che qualcosa saprebbe
rispondervi.
D.: Perché non esiste l'abbonamento a speciali e fantasy?
R.: Perché il
loro numero potrebbe variare nel corso dell'anno: erano sei l'anno scorso,
quest'anno sono di più e nel 2008 dovrebbero essere addirittura 8-9. Certo si
potrebbe pensare all'opportunità di fare un abbonamento per un numero
prefissato di volumi, a prescindere dalla loro cadenza annuale.
Numeri
D.: Nei piani editoriali come sono ripartiti inediti, ristampe, autori
anglosassoni, autori italiani e gli "altri"?
R.: Ovviamente
non c'è una rigida suddivisione, non esistono quote. Il 90% degli autori sono
pur sempre anglosassoni e inediti, con un 10% diviso tra italiani, ripescaggi
di titoli non inediti e gli "altri". Ma nel prossimo futuro quel 10%
è destinato ad aumentare: forse anche in modo spettacolare. Avremo sicuramente
più italiani, ma anche più francesi, europei, ecc.
D.: Quante copie si stampano di "Urania", "U. collezione",
supplementi fantasy e speciali? Quanta è la resa?
R.: Grosso modo,
di "Urania" e "Urania collezione" si stampano intorno alle
15.000/16.000 copie mensili a testata, per venderne più della metà. Ma teniate
presente che questi sono dati ufficiosi, non ufficiali, e si basano su stime che
possono cambiare da un mese all'altro per le più varie ragioni. La tiratura è
stabilita dalla diffusione, non dalla redazione; una "resa"
fisiologica si aggira intorno al 50% delle copie. Per le altre collane, la
tiratura varia a seconda della "forza" del titolo. Un'ottima tiratura
è quella del "Millemondi" estivo, che è tra i volumi più venduti
dell'anno.
D.: Che fine fa l'invenduto se nessuno lo richiede come arretrato? Si trovano
copie nuove da magazzino degli anni Settanta e Ottanta svendute in edicola…
R.: La casa
editrice si serve di propri canali per ridistribuire le copie non andate al
macero: quello della rivendita nelle edicole di stazione o altri punti
strategici è solo un esempio.
D.: Come si fa a sapere da quale numero è possibile ordinare gli arretrati?
R.: In genere,
gli arretrati si possono ordinare fino a un paio d'anni addietro, al massimo
tre. Per farlo occorre specificare collana, titolo e soprattutto numero. Senza
il numero non si ottiene niente!
E per questa volta, chiudiamo qui.
Nella prossima puntata niente domande ma nuove considerazioni su
"Urania", "I romanzi di Urania", Giorgio Monicelli, Alberto
Mondadori, La storia di Urania a cura di Luigi Cozzi e quant'altro.
Non perdetela!
Giuseppe Lippi
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